2011-12 viaggio di sei mesi nel sud est asiatico, prima parte Tailandia del sud

il primo dei miei due lunghi viaggi di sei mesi in Asia, il primo a cavallo del 2010-11 con arrivo a Bangkok e quasi immediata partenza per le isole, prima Pukhet che già conoscevo e che rividi con piacere girandola in moto per conoscere tutte le sue belle spiagge, poi la meravigliosa Phi Phi Island con le sue spiagge impareggiabili e le sue feste, di seguito la più tranquilla Koh Lanta dalla natura più sobria e adatta a famiglie, quindi la piccola Koh Lipe dalle acque cristalline e azzurre con un villaggio che divide le due spiagge di nord e sud

verso una cittadina tailandese che era vicina all’embargo per le isole di Koh Samui, Koh Tao e Koh Phangan sulla costa orientale della Tailandia nella prima feci conoscenza con Infinita una calabrese che faceva le stagioni a Rimini e che ora vive a Marsiglia prima sposata con un francese che conobbe subito dopo la mia partenza e dopo con un altro compagno fu un bel incontro, mi illusi che la storia potesse approdare a qualcosa di serio, purtroppo mi andò male anche se trascoremmo belle giornate assieme, il tour dell’isola e tante serate in ristorante e nelle discoteche in spiaggia a Koh Phangam partecipai alla pazza festa del Full Moon Party, la più grande festa di spiaggia in Asia in concorrenza con Goa in India, una notte di follie, tutti dipinti e colorati a ballare in spiaggia mentre vari bar diffondono musa da discoteca a tutto volume e fireshow con i bastoni infuocati alle estremità e mossi a tempo di musica, il salto di corde colorate ed i limbo, il passaggio sotto aste che calano in altezza e bisogna passare senza appoggiare le ginocchia a terra infine la piccola Koh Tao la migliore per le scuole di sub e le immersioni con uno spettacolare istmo che collega l’isola ad un’altra isoletta vicina Che dire; un altro bellissimo viaggio, il più lungo in assoluto attraverso tre paesi stupendi che son rimasti nel mio cuore per sempre

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2014-15 viaggio di sei mesi in TAILANDIA a Pukhet, India, Singapore e Malesia

Dopo tre anni decisi di tornare in Asia per un altro lungo viaggio di sei mesi, questa volta scelsi un viaggio di stazionamento di due mesi all’isola di Pukhet, Tailandia dove ero già stato varie volte, poi l’India dal sud fino al Sikkim sull’Himalaya e infine la costa orientale della Malesia e Singapore fu la prima volta che dopo tanti anni scelsi di rimanere per lungo tempo in un posto rilassante sulla spiaggia di Patong Beach a Pukhet all’inizio alloggiavo in un hotel gestito da un italiano a circa mezzora a piedi dalla spiaggia, poi mi trasferii in un altro hotel molto vicino alla spiaggia andavo tutte le mattine a fare colazione in qualche bar, compravo frutta tropicale nei banchetti in strada e altri generi di conforto nei negozi 7even up prima di raggiungere la spiaggia dove rimanevo tutto il giorno fino al tramonto, camminando lungo la battigia, facendo amicizia con tanti viaggiatori di altri paesi e naturalmente facendo il bagno, comunque rimanevo all’ombra sotto alcuni alberi al limite della spiaggia quando pioveva scappavo al cinema locale o a pranzo nei ristorantini locali dove mangiavo anche con due dollari il famoso PAD THAI, il mio piatto preferito tailandese costituito da spaghetti di riso, carne o pesce e verdure oppure minestre saporite di pesce, riso e verdure la sera giravo per la città di Patong, andavo a cena in qualche ristorantino frequentato da turisti e talvolta andavo a ballare in discoteca o a vedere qualche show delle drag queen molto in voga a Patong feci anche una lunga escursione a piedi fino ad una lontana spiaggia a nord di Patong tornando indietro in auto-stop perchè avevo finito i soldi portati dietro alla fine di questi due mesi rilassanti presi l’aereo per Chennai o Madras,India per iniziare i miei due mesi di vacanza indiana

Ero già stato in India e metà degli anni 80 visitando il Rajasthan, la capitale New Delhi, Agra, Kajuraho, Benares, Bombay e Goa e mi era piaciuta molto per cui decisi di tornare per vedere il restante e ce n’è tanto dato che l’India è un vasto continente con 1,4 miliardi di persone Chennai o Madras fu fondata dagli inglesi come Bombay, Mumbai e Calcutta, Kolkata e pure la capitale New Delhi è la capitale dello stato del Tamil Nadu, non particolarmente interessante anche se feci varie escursioni a vedere un tempio lontano, un altro dedicato a Gandhi, una lunghissima spiaggia con zoo e allevamento di coccodrilli escursioni più lontane e interessanti furono quelle che mi portarono a visitare Pondicherry che fu una colonia francese e si vede dai palazzi e dal consumo della baguette Pondicherry che è un dei più piccoli stati indiani ospita un ashram di un famoso guru indiano Aurobindo che vi lasciato Auronville con una sfera di vetro in mezzo a prati verdi e poi il vecchio palazzo in città che fu il primo ritiro del guru, comprai un libro nelle biblioteca dell’ashram e mi lessi la filosofia interessante del guru poi ci fu la volta di due templi antichi e spettacolari, quello di Mahabalipuram dedicato a Khrishna scavato nella roccia, decorato con bassorilievi di ottima fattura attorno ad una roccia monolite e il Tempio Shore costruito sulla spiaggia e dedicato a Shiva e Vishnu, dichiarato dall’Unesco patrimonio dell’umanità,

poi a circa 130 km Kanchipuram in un’isola raggiungibile con un lungo ponte,una delle sette città sacre dell’India, grandi torri scolpite e grande vasca artificiale dentro le mura,la città è specializzata in vendita di tessuti di seta. Fu poi la volta di Capo Comorin o Kanyakumari il punto più meridionale dell’India con un tempio molto importante dove i visitatori sono omaggiati da un gavettone ciascuno di acqua tirata su da un pozzo (io riuscii ad evitarlo manifestando la mia religione cattolica!). A cinquecento metri dalla terraferma ci sono due piccole isole che ospitano due monumenti importanti il Vivekananda Memorial Rock che attira un gran numero di turisti ed è stata costruita in memoria del grande Vivekananda (famoso filosofo indiano e monaco errante di fine Ottocento). È un edificio che espone materiale e scritti del famoso filosofo. Vivekanada Exibition eretto nello stesso luogo dove Vivekananda trascorse un po’ del suo tempo in meditazione prima di diventare uno dei più importanti esponenti indiani del pensiero religioso. L’enorme statua che c’è sull’isola però non è di Vivekananda, ma di un poeta tamil ed è anche considerata la “statua della libertà indiana”. Entrai quindi nello stato del Kerala uno dei più verdi, ricchi e interessanti dell’India. Produce molto riso ed altri alimenti, ricco di acque, le famose Backwaters, canali paralleli alla costa che si percorrono con le tipiche imbarcazioni trasformate a volte in veri hotel di lusso galleggianti.

Io presi il postale molto più economico. Mi fermai in due località importanti dove mi fermai ben tre settimane: Kovalam Beach, una famosa spiaggia dove praticai per due settimane la cura ayurvedica fatta di massaggi a due mani praticatami da una coppia, poi sauna a base di aglio e limone, yoga e cibo vegetariano che mi fece perdere almeno 5 kg. Fui colpito da una tosse violenta a cui il mio massaggiatore cercò di rimediare fornendomi varie medicine ayurvediche ma senza risultati. Mi recai presso un grande ospedale della capitale Trivandrum per un chekck up totale, fecero varie ipotesi e mi diedero medicine occidentali ma la tosse rimaneva, provai perfino con la medicina omeopatica. La tosse cessò solo sulle pendici dell’Himalaya quando espettorai tonn.di muco dal naso, forse una bronchite mal curata o allergie provocate dalla primavera del Kerala. A Kovalam alloggiai in un bel albergo con piscina e palme (pericolose per le noci di cocco che cadevano), conobbi un friulano che viveva a Londra ed una milanese, un gruppo di russi ed una vecchia signora di Pretoria. Trascorsi il Natale e Capodanno in loro compagnia, nei ristoranti locali e perfino una discoteca. Dal mare arrivarono in barca centinaia di maschi indiani tutti in cerca di donne e c’erano solo poche turiste assediate e protette dai loro uomini. Questo denota la profonda divisione dei sessi di cui l’India è vittima e a farne le spese sono le tante donne stuprate. Feci lunghe passeggiate a nord di Kovalam lungo la bella costa e le belle spiagge e poi

mi trasferii a Varkala un’altra bella località di mare con bella spiaggia e collina circostante sulla quale si trovano alberghi, ristoranti e bar panoramici. Mi fermai una settimana in assoluto relax. Poi andai a Kochi, antica città coloniale portoghese con belle chiese cattoliche, vidi una sinagoga ebraica antica, un museo dove si celebrava un expo indiano e andai in giro in bicicletta. Presi un volo per l’Orissa con atterraggio nella capitale Bubaneshwar, una città molto pulita e ordinata con traffico scorrevole e belle strade, tanti templi antichi ma semplici di mattoni rossi ma il bello doveva arrivare nella tappa successiva a Puri, città al mare con grande spiaggia molto frequentata da turisti indiani che si bagnano completamente vestiti mentre cammelli girano sulla battigia. La città viene presa d’assalto per la presenza di un famoso tempio con grande piazza circostante, purtroppo l’accesso è proibito agli stranieri. Quindi fu la volta dello splendido tempio del Carro del Sole a Konark con enormi ruote finementi scolpite in uno scenario di prati all’inglese di grande atmosfera. Dovevo visitare le tribù etniche dell’Orissa ma le autorità non concedevano il permesso per non contaminarle così presi il treno e raggiunsi la bella e interessante metropoli di Calcutta nel West Bengala. Fu capitale dell’India prima di New Delhi e si vede dall’imponenza dei suoi palazzi di stile coloniale, un ponte di ferro spettacolare, un palazzone e statua dedicata alla regina Vittoria, prati e stadi dove gli indiani praticano il loro sport nazionale, il cricket. Grandi e affollati mercati, templi indu, jainisti, chiese cattoliche e moschee mussulmane. Conobbi una coppia italiana con la quale visitai un interessante rione di artigiani scultori ed un bellissimo tempio jainista in marmo bianco. Visitai la tomba di Madre Teresa arrivandoci dopo una lunga camminata di tre ore dato che gli indiani ti dicono sempre, è qui vicino, vada avanti, ma non si arriva mai!

Da Calcutta presi un treno per arrivare in una grossa città del West Bengala da cui si prendeva la jeep che saliva i tornanti dell’Himalaya fino ad arrivare nella splendida Darjeeling, famosa per le sue piantagioni di the, il clima fresco, anzi freddo cane, i suoi splendidi templi buddisti in alto e dall’altra parte della valle, uno zoo con animali asiatici, un museo dei più grandi scalatori dell’Himalaya,inoltre la bella esperienza del Toy Train, un trenino giocattolo che scende verso la valle e si ferma nei pressi di bei templi indù. Tornato a Calcutta presi un treno per Bakkali, sul delta del Gange dove trascorsi una settimana in relax lungo la sua spiaggia, ma l’acqua profonda era molto lontana. Noleggiai una bicicletta e andai in giro per le campagne incontrando contadini, bambini vocianti, fiumi con barche arenate, campi coltivati, animali domestici, pozze d’acqua e feci amicizia con un sarto molto colto che si dilettava a disegnare oltre a creare ottime camicie e pantaloni. Andavo a trovarlo quasi tutti i giorni, mi portò a visitare una scuola elementare e mi fece conoscere un suo amico direttore delle poste e assieme andammo a cena in un ristorantino locale. Tornai a Calcutta col treno affollatissimo e presi l’aereo per Kuala Lumpur in un aeroporto modernissimo da poco inaugurato. L’India è un paese che va goduto in tutti i suoi aspetti e ti resta dentro per sempre per la sua gente, i suoi colori,i suoi templi, la sua cucina piccante ma saporita.

dopo aver visitato la costa orientale della Malesia, il sud ed il Borneo malese nel 2010-11 decisi di tornare per visitare la costa orientale e Singapore. Da Kuala Lumpur prosegui verso Kota Bharu la città dirimpettaia di Singapore, non molto interessante che comunque girai a lungo a piedi fino in collina, una grande città che cerca di rivaleggiare senza riuscirci ed i cui abitanti tendono a lavorare come pendolari nella ricca Singapore arrivai in pullman ad una grande stazione dove dovevo cambiare mezzo e in tale attesa lasciai la valigia sulla banchina per bere qualcosa nel bar vicino al mio ritorno mi trovai circondato da 4.5 poliziotti che mi gridavano addosso e mi chiedevano se fossi il proprietario di quella valigia che volevano far saltare in aria per timore che fosse stata lasciata da un terrorista, me la vidi brutta, fortunatamente riuscii a convincerli che ero un innocuo turista! avevo prenotato una cameretta minuscola in un bel albergo di Chinatown con terrazzo panoramico dove facevo colazione e usavo il notebook Singapore è semplicemente splendida anche se troppo severa (pena di morte per gli spacciatori, multe salatissime per quelli che gettano rifiuti in strada o masticano gomme americane proibite in compenso è molto pulita, ordinata, con bei palazzi, avveneristici nella baia che è completamente cambiata dalla mia precedente visita del 1990,

infatti dà subito all’occhio il Marine Sands tre torri gemelle unite in cima da una specie di barca che ospita una gigantesca piscina e bar ristorante poi un enorme edificio architettonico che rappresenta un fiore di loto bianco e che ospita mostre artistiche, al momento della mia visita su Leonardo Da Vinci non lontanti i bay Gardens, una serra gigantesca con una roccia coperta di vegetazione, e gli alberi illuminati e spettacolari oggetto di show luminoso coi laser la sera c’è anche una statua di leone che sputa acqua dalla bocca e che è il simbolo di Singapore da vedere la Orchard Road, via signorile dello shopping con grattacieli avveneristici e vari templi hindu presso la Hindu town con casette basse e variopinte, negozi e ristoranti etnici la Chinatown è molto più vasta e frequentata e bisogna dire che Singapore è per la grande maggiorzanza cinese e rappresenta il meglio di quanto i cinesi siano capaci di fare in un’economia libera e democratica poi c’è la ricca parte coloniale rappresentata da edifici bianchi come il famoso Raffle Hotel coi suoi cortili, piscina, negozi, hall e arredamenti d’epoca oltre a tanti altri edifici pubblici ed un bel museo che ai tempi della mia visita raccontava la storia di Singapore dalle sue origini ad oggi c’è anche un’isola artificiale raggiungibile con metropolitana, preceduta da un grande lunapark e contenente una bella spiaggia di sabbia con palme un altro posto visitato è un parco con giardini giapponesi con i tipici bonsai, le pietre ed un bel ponte rosso, un orchidario dentro un giardino botanico ed una panoramica collina dalla quale si ammira l’intera Singapore come ciliegina sulla torta il bel aeroporto con fontane d’acqua, orchidee e marmi preziosi che è il biglietto di visita di questa piccola e ricca repubblica asiatica, grande porto e produttrice all’avanguardia dentro la sua isola che rappresenta l’unico limite:lo spazio che si appresta a superare con superfici artificiali galleggianti

nel viaggio di sei mesi del 2010-11 avevo già visitato gran parte della Malesia, incluso il Borneo malese, mancava la costa orientale che fa parte parziale di questo viaggio la prima tappa fu Kota Bahru la città dirimpettaia di Singapore che percorsi a piedi in lungo e largo ma che non mi suscitò alcun particolare interesse, parecchio moderna, cerca di rivaleggiare con la ricca vicina ma non ci riesce per niente e infatti parte dei suoi abitanti lavorano come pendolari a Singapore fu poi la volta di un’altra città più a nord dalla quale prendemmo il traghetto per l’isola di Tionman dove passai circa dieci giorni di bella vacanza al mare alloggiando in una camera semplice, vicina alla spiaggia la sera usavo frequentare dei ristorantini vicini dove si mangiava decentemente ascoltando eccellente musica dal vivo conobbi una simpatica coppia veneta con la quale feci varie escursioni in barca e poi anche dall’altra parte dell’isola montagnosa, percorrendo una strada in salita, sosta in una foresta con cascata d’acqua e poi la discesa fino ad arrivare ad una bella spiaggia con ristorante feci anche un trekking nella foresta vicina al mio paese vedendo varie piccole iguane nell’isola c’è un’insidia:

la mosca della sabbia che se ti punge ti fa gonfiare la parte anche in modo molto vistoso e da ricovero ospedaliero, per fortuna la feci franca poi feci un viaggio abbastanza lungo in pullman per arrivare alla foresta vergine del parco Taman Nagara che già avevo cercato di visitare quattro anni prima ma dovetti desistere per il tempo brutto, questa volta venni beffato da un’insegna elettronica che non mi segnalò la partenza del mio pullman nella sala d’attesa col biglietto già in mano fui talmente irritato che decisi di rinunciare e feci bene perchè in alternativa mi recai alle splendide isole Perhentian, un arcipelago al nord, quasi al confine con la Tailandia dove trascorsi una vacanza di circa dieci giorni fra spiagge di sabbia bianca e acque cristalline, conoscendo un sacco di turisti, cenando nei ristorantini sulla spiaggia e dormendo in una casetta privata sulla spiaggia più bella accanto ad un albergo di lusso dove andavo la sera per connettermi a internet e dove feci amicizia con un simpatico gruppo di amici italiani feci varie escursioni in barca e vidi un sacco di posti meravigliosi e praticai lo snorkeling incontrando pesci di tutti i colori, pescecani innocui, tartarughe e medusine irritanti alla fine presi il traghetto e poi un pullman che mi portò al confine dove riuscii a prendere il treno per Bangkok per un pelo

a fine del viaggio di ritorno dalle isole Perhentian in Malesia, presi un treno alla frontiera che mi portò a Bangkok e da lì proseguii in pullman per Pattaya, la seconda più grande città del paese che è anche città turistica avendo tante spiagge e divertimenti notturni fra i quali tante discoteche, bar, ristoranti dove è facilitato l’incontro con le donne locali dedite alla prostituzione io snobbai questi posti dato che son contrario al turismo sessuale e mi limitavo a cenare nei mercatini serali e a vedere qualche spettacolo di drag queen, l’unica alternativa rimasta frequentai per vari giorni una grande spiaggia non lontana dal mio albergo che raggiungevo in motorino noleggiato, era tutta coperta dagli ombrelloni che avevano creato un’area protetta in cui non filtrava un raggio di sole, in compenso subito oltre c’era la battigia di sabbia ed un bel mare pulito feci varie escursioni visitando altre spiagge più a nord, un grande tempio spettacolare col Budda enorme seduto tutto sommato furono due settimane piacevoli in una località che prima avevo sempre snobbato ritenendola un posto di sola prostituzione, ma non è così, è molto frequentata anche da turisti “normali” e famiglie al seguito l’ultima tappa fu la lontana isola di Koh Chang che significa elefante ed è anche il nome di una delle birre più diffuse e si trova a poca distanza dalla costa cambogiana la raggiunsi direttamente da Pattaya in uno di quei viaggi superorganizzati che solo i tailandesi son capaci di offrire alloggiai in un villaggio turistico spartano costituito da semplici bungalow di cemento con tetto di ASBESTO c’era un bar ristorante sul mare dove consumavo i miei pasti e passavo anche le serate in quanto c’era una pista da ballo che la sera diventava discoteca oppure raggiungevo altri locali della vicina cittadina che ospitava tanti bar, ritrovi e alberghetti presi un motorino a nolo e girai quasi tutta l’isola, inclusa la costa settentrionale molto diversa, più montagnosa e poco balneabile mentre quella sud era ricca di lunghe spiagge, alcune con grandi alberghi e resort, piccole isole dirimpettaie, un villaggio su palafitte e pontili sospesi sull’acqua passai tre settimane di totale relax leggendo vari libri in inglese che avevo trovato nel resort e facendo lunghe passeggiate in spiaggia verso la parte sabbiosa dato che quella davanti al mio resort era pietrosa me ne andavo in quella zona verso il tardo pomeriggio prima del tramonto perchè prima faceva troppo caldo, prendevo una fresca birra e ascoltavo la musica diffusa dal bar di spiaggia quando tornavo nel mio bungalow dopo la doccia mi vestivo di tutto punto per evitare le pericolose zanzare che potevano diffondere una forma pericolosa di malaria dengue emorragica a differenza di tanti turisti sprovveduti che se ne stavano mezzi nudi fino a notte inoltrata alla fine presi un pullman che mi portò direttamente all’aeroporto di Bangkok per il rientro in patria

Dopo tre anni decisi di tornare in Asia per un altro lungo viaggio di sei mesi, questa volta scelsi un viaggio di stazionamento di due mesi all’isola di Pukhet, Tailandia dove ero già stato varie volte, poi l’India dal sud fino al Sikkim sull’Himalaya e infine la costa orientale della Malesia e Singapore fu la prima volta che dopo tanti anni scelsi di rimanere per lungo tempo in un posto rilassante sulla spiaggia di Patong Beach a Pukhet all’inizio alloggiavo in un hotel gestito da un italiano a circa mezzora a piedi dalla spiaggia, poi mi trasferii in un altro hotel molto vicino alla spiaggia andavo tutte le mattine a fare colazione in qualche bar, compravo frutta tropicale nei banchetti in strada e altri generi di conforto nei negozi 7even up prima di raggiungere la spiaggia dove rimanevo tutto il giorno fino al tramonto, camminando lungo la battigia, facendo amicizia con tanti viaggiatori di altri paesi e naturalmente facendo il bagno, comunque rimanevo all’ombra sotto alcuni alberi al limite della spiaggia quando pioveva scappavo al cinema locale o a pranzo nei ristorantini locali dove mangiavo anche con due dollari il famoso PAD THAI, il mio piatto preferito tailandese costituito da spaghetti di riso, carne o pesce e verdure oppure minestre saporite di pesce, riso e verdure la sera giravo per la città di Patong, andavo a cena in qualche ristorantino frequentato da turisti e talvolta andavo a ballare in discoteca o a vedere qualche show delle drag queen molto in voga a Patong feci anche una lunga escursione a piedi fino ad una lontana spiaggia a nord di Patong tornando indietro in auto-stop perchè avevo finito i soldi portati dietro alla fine di questi due mesi rilassanti presi l’aereo per Chennai o Madras,India per iniziare i miei due mesi di vacanza indiana

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Rivisitazioni

recentemente ho rielaborato in forma di consigli di viaggio, racconti di episodi buffi e drammatici i miei tanti viaggi nel corso di 50 anni attraverso 70 paesi,

li potete trovare nel mio blog storico,

su http://www.vinkor.blogspot.com

dal titolo 50 anni di viaggi intorno al mondo,

o Viaggi intorno al mondo su,

vinko66.wordpress.com

c’ e’ anche uno in inglese http://www.40yearsaroundtheworld.wordpress.com

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ISOLE MALDIVE

La repubblica delle Maldive è un arcipelago composto da 26 atolli e circa 1200 isole con una popolazione di circa 350.000 persone di cui 140.000 residenti nella capitale Malè nei cui pressi c’è anche l’isola che ospita l’aereoporto.
Solo poche sono le isole abitate, prevalentemente da pescatori ed altre adibite al turismo, essendo queste le fonti principali di reddito della popolazione.

E’ il paese più piccolo e meno popoloso dell’Asia ed il più sparso in un’area di circa 90.000 kmq
L’altezza media è di soli 1,5 metri sopra il livello del mare con punte di 2,4 mt ed il paese è a rischio di venir sommerso nel caso continuasse lo scioglimento dei ghiacci.
La popolazione è di religione mussulmana ed il regime piuttosto autoritario con continui colpi di scena, arresti, complotti e dimostrazioni popolari.

Il nostro gruppo è arrivato in aereo da Colombo e poi nella capitale Male siamo andati al porto ed il nostro capogruppo ha contrattato con gli agenti delle varie isole presenti una settimana di pensione completa che siamo riusciti ad ottenere per il modico prezzo di circa 150 dollari a testa.
Ricordo che allora le agenzie di viaggio italiane mediamente chiedevano un milione e passa per il soggiorno in un’isola dell’arcipelago maldiviano.
Pare che il turismo alle Maldive sia stato scoperto da turisti italiani e tedeschi ed infatti molti negozi locali avevano scritte in italiano e tedesco,

Male allora era una cittadina povera con case basse per lo più a due piani mentre oggi è dominata da grattacieli e la popolazione è quadruplicata in circa 30 anni.
Trovato l’accordo siamo partiti nel buio più pesto verso la nostra nostra isola a bordo di una piccola imbarcazione che avrebbe potuto essere ribaltata da un pescecane di medie dimensioni.
Non so come, perchè non si vedevano nè la luna,nè le stelle e tantomeno l’equipaggio aveva la bussola, ma dopo qualche ora di apprensione siamo arrivati alla nostra piccola ma deliziosa isola.

C’erano vari bungalow in cemento tutto attorno alla riva circolare, ma il tetto era di paglia. Avevamo le docce con l’acqua salata del mare.
Al centro dell’isola c’era il ristorante, il bar ed una discoteca.

Lo splendore era il mare molto caldo e pieno di pesci colorati e coralli di ogni tipo per cui si stava in acqua ad ammirare cotanta bellezza per ore ed ore.
Molti si sono arrostiti, alcuni anche pericolosamente si sono addirittura gonfiati perchè la brezza non faceva sentire il forte sole.
Io avevo comprato una crema solare con fattore di protezione 30 ed in acqua indossavo una t-shirt bianca. Mi prendevano in giro ma fui uno dei pochi che non si bruciò.
Un giorno andammo a visitare un’isola di pescatori che avevano le case fatte di corallo e c’erano tanti bambini allegri che ci correvano incontro.
Fu una bella settimana a parte i primi giorni col cielo coperto che indusse parte del gruppo a lasciare l’isola e ritornare a Sri Lanka. Appena partiti loro, il sole tornò e ce la godemmo alla grande.2818_1103577879986_1658012_n17170_MALDIVEimmersioni_diving_snorkeling-maldivemaldive (2)Male-islandmaldive (3)foto_maldive_002_aitukaki_lagoon_cook_islandsil-relax-al-constance-moofushi-resort-alle-maldive

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SRI LANKA

SRI LANKA

Questo viaggio forse del 1985 comprendeva anche il Nepal ed era un viaggio di gruppo con Avventure nel Mondo.
Dopo il volo da Kathmandu a Colombo, visitammo la brutta capitale piuttosto anonima.
Ricordo solo che andai in un negozio di stato, quindi sicuro, e comprai dei rubini che regalai alla mia compagna e dei quali lei si fece una veretta.
Poi prendemmo il pulmino e la nostra guida, un simpatico studente universitario e iniziammo il giro dell’isola.
In quel tempo e poi a lungo, il paese era in guerra contro il gruppo separatista Tamil del

2818_1103587880236_3904548_n2818_1103587920237_4852988_nstupa Srilanka85nord e infatti non potemmo visitare quella zona pericolosa.

Il paese fu ed è importante per il buddismo di origine Theravada che si distingue da quello tibetano e influenzò tutto il sud est asiatico.

Dei posti visitati ricordo la bella città di Kandy, più o meno al centro dell’isola, molto verde, con le colline coperte da piantagioni di the di cui Ceyon è uno dei maggiori e migliori produttori.
La città è prospiciente ad un bel lago ed è importante perchè nel complesso del palazzo reale, c’è il tempio sacro del dente del Budda, una reliquia che fu sempre conservata dai monarchi del paese perchè attribuì loro il potere temporale.
Ricordo anche il tempio buddista in un grosso complesso vicino al nostro hoPurtroppo nel tempio i monaci mettevano un disco con le nenie buddiste che ci tenevano svegli di notte.

Visitammo due siti archeologici molto antichi, Anuradaphura e Polonnaruwa, entrambe ex capitali del paese e siti protetti dall’UNESCO, non molto spettacolari, con alcune statue antiche del Buddha, una distesa, una ritta ed un bassorilievo oltre a colonnati, bacini d’acqua e degli elefantini scolpiti sul terreno.

Un altro sito molto importante è quello di Dambulla, ben cinque grotte con centinaia di statue del Buddha e le pareti e soffitti affrescate con figure del medesimo. Si trovano alla base di una roccia che sovrasta la valle sottostante di circa 150 mt e contengono circa 150 statue del periodo dei regni di Anuradhapura durato circa mille anni, dal I° secolo
al 1.000 mentre l’altro regno venne dopo e durò fino al 1250 circa.
Molto suggestiva inoltre la roccia di Sigiriya che si trova non lontano da Dambulla. Trattasi di una fortezza palazzo costruita intorno al 500 d.C. dal re Kasyapa sopra un enorme monolito roccioso alto circa 200mt e che venne abbandonata dopo la sua morte.
E’ un sito UNESCO molto visitato e si chiama anche roccia del leone in quanto verso metà percorso in salita c’è una portone a forma di leone. Inoltre lungo la scalinata di accesso ci possono intravvedere, dipinte sulla roccia, le figure di due donne prosperose che vengono ritenute le Monna Lisa d’Asia.

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NEPAL

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Visitai il Nepal col gruppo Avventure nel Mondo

credo nel 1985 nel viaggio Nepal-lanka-lame perchè durante le tre settimane si visitavano tre paesi:il Nepal, lo Sri-Lanka e le Isole Maldive.
La visita del Nepal di una settimana si limitò al tour della valle di Kathmandu e poi ad un’escursione in bus fino a Pokhara dove avremmo dovuto vedere il monte Everest, ma che non ci riuscì perchè era circondato da nuvole e nebbia.
Invece la vista di Kahmandu fu eccezionale, sembrava di esser tornati indietro nel Medio Evo anche se c’erano qua e là segni di modernità come la via dei backpacker che rivendeva l’attrezzatura di montagna dei visitatori occidentali che se n’erano sbarazzati dopo le scalate.
C’era perfino l’Hilton hotel dove passamma l’ultima serata per una cena conviviale.
Per il resto la Durbar Square, l’antica piazza centrale sembrava una scena medioevale con i suoi templi di legno e mattone.
Vedemmo anche il palazzo della Kumari, la bambina dea che viene scelta fra tante bambine dopo averla sottoposta a crudeli prove di coraggio. Lei diventa una dea, non può ridere o piangere, parlare e camminare e viene aiutata in tutto dai suoi assistenti fino alla pubertà quando con l’arrivo del ciclo viene estromessa dalla carica e viene quasi ripudiata dalla società.

Io mi trovai quasi dirimpetto a lei prima di una ricca processione, la fotografai, provai a coinvolgerla con espressioni e gesta ma lei rimase impassibile.
Nei pressi di Kathmandu ci sono i templi protetti dall’UNESCO di Bodhanat e Swayambhunat che risalgono attorno al VI sec.d.C., il primo è uno stupa gigantesco tutto bianco con gli occhi del Buddha e le bandiere colorate di preghiera appese tutto intorno. Un luogo molto suggestivo che raggiunsi in bicicletta, percorrendo vie di campagna.
L’altro tempio complesso comprende una serie di piccoli stupa grigi, uno stupa semisferico bianco sul quale si appoggia un tempio color oro ed un monastero che ospita molti monaci fra i quali molti tibetani scappati dopo l’occupazione cinese.
Mentre il primo tempio è in valle, il secondo è in cima ad una collina e bisogna salire 365 scalini per raggiungere la sommità.

Ci sono altre due città reali vicine a Kathmandu: Bhaktapur e Bagdhaon in quanto il re aveva tre figli maschi che gareggiarono a chi costruisse la città più bella.
Anche queste due sono molto interessanti, più semplici e piccole di Kahtmandu, ma con belle piazze e templi e molti laboratori di artigiani che lavorano nei pressi.
Bhaktapur fu capitale del Nepal per un lungo periodo e prima di decadere ospitò centinaia di templi e stupa. Rinomata la sua Durbar Square, il palazza delle 55 finestre.
Sono eccezionali i palazzi in mattone rosso con le finestre di legno finemente decorate, come quella del pavore e nel cortile del palazzo della Kumari.
Quest’arte detta Newar raggiunse il suo apice verso la metà del WVIII secolo.

Un altro tempio fuori Kathmandu è quello di Dakshinkali a mio avviso bruttino e poco piacevole a vedersi in quanto i fedeli spesso vi sacrificano polli e caprette ed il posto gronda di sangue di questi poveri animali.
Infine il tempio di Pashupatinah anch’esso protetto dall’UNESCO, uno dei sette della valla di Kathmandu. E’ un complesso che include templi, ashram, iscrizioni e statue lungo la riva del fiume sacro Bagmati dove ci sono anche le piazzole per bruciare e incenerire i corpi dei fedeli hindu come a Benares in India.
Prometto che il prossimo viaggio in Nepal non sarà più dedicato ai templi ma al trekking fra le splendide montagne ed i paesini che si incontrano strada facendo.

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INDIA CENTRO NORD

NEPAL
Visitai il Nepal col gruppo di Avventure nel Mondo credo nel 1985 nel viaggio Nepallankalame perchè durante le tre settimane si visitavano tre paesi:il Nepal, lo Sri-Lanka e le Isole Maldive.
La visita del Nepal di una settimana si limitò al tour della valle di Kathmandu e poi ad un’escursione in bus fino a Pokhara dove avremmo dovuto vedere il monte Everest, ma che non ci riuscì perchè era circondato da nuvole e nebbia.
Invece la vista di Kahmandu fu eccezionale, sembrava di esser tornati indietro nel Medio Evo anche se c’erano qua e là segni di modernità come la via dei backpacker che rivendeva l’attrezzatura di montagna dei visitatori occidentali che se n’erano sbarazzati dopo le scalate.
C’era perfino l’Hilton hotel dove passamma l’ultima serata per una cena conviviale.
Per il resto la Durbar Square, l’antica piazza centrale sembrava una scena medioevale con i suoi templi di legno e mattone.
Vedemmo anche il palazzo della Kumari, la bambina dea che viene scelta fra tante bambine dopo averla sottoposta a crudeli prove di coraggio. Lei diventa una dea, non può ridere o piangere, parlare e camminare e viene aiutata in tutto dai suoi assistenti fino alla pubertà quando con l’arrivo del ciclo viene estromessa dalla carica e viene quasi ripudiata dalla società.

Io mi trovai quasi dirimpetto a lei prima di una ricca processione, la fotografai, provai a coinvolgerla con espressioni e gesta ma lei rimase impassibile.
Nei pressi di Kathmandu ci sono i templi protetti dall’UNESCO di Bodhanat e Swayambhunat che risalgono attorno al VI sec.d.C., il primo è uno stupa gigantesco tutto bianco con gli occhi del Buddha e le bandiere colorate di preghiera appese tutto intorno. Un luogo molto suggestivo che raggiunsi in bicicletta, percorrendo vie di campagna.
L’altro tempio complesso comprende una serie di piccoli stupa grigi, uno stupa semisferico bianco sul quale si appoggia un tempio color oro ed un monastero che ospita molti monaci fra i quali molti tibetani scappati dopo l’occupazione cinese.
Mentre il primo tempio è in valle, il secondo è in cima ad una collina e bisogna salire 365 scalini per raggiungere la sommità.

Ci sono altre due città reali vicine a Kathmandu: Bhaktapur e Bagdhaon in quanto il re aveva tre figli maschi che gareggiarono a chi costruisse la città più bella.
Anche queste due sono molto interessanti, più semplici e piccole di Kahtmandu, ma con belle piazze e templi e molti laboratori di artigiani che lavorano nei pressi.
Bhaktapur fu capitale del Nepal per un lungo periodo e prima di decadere ospitò centinaia di templi e stupa. Rinomata la sua Durbar Square, il palazza delle 55 finestre.
Sono eccezionali i palazzi in mattone rosso con le finestre di legno finemente decorate, come quella del pavore e nel cortile del palazzo della Kumari.
Quest’arte detta Newar raggiunse il suo apice verso la metà del WVIII secolo.

Un altro tempio fuori Kathmandu è quello di Dakshinkali a mio avviso bruttino e poco piacevole a vedersi in quanto i fedeli spesso vi sacrificano polli e caprette ed il posto gronda di sangue di questi poveri animali.
Infine il tempio di Pashupatinah anch’esso protetto dall’UNESCO, uno dei sette della valla di Kathmandu. E’ un complesso che include templi, ashram, iscrizioni e statue lungo la riva del fiume sacro Bagmati dove ci sono anche le piazzole per bruciare e incenerire i corpi dei fedeli hindu come a Benares in India.
Prometto che il prossimo viaggio in Nepal non sarà più dedicato ai templi ma al trek

Fu un viaggio del 1988 o 1987 assieme alla mia compagna di allora, Carmen.
Comprammo l’India pass che ci permise di girare l’India in aereo a costi ridotti.
Nel Rajasthan facemmo alcuni trasferimenti in bus e altrove in treno.
Fu proprio il Rajasthan la meta principale del viaggio, lo stato più grande dell’India e che ha una popolazione simile a quella dell’Italia.
E’ influenzata dalla cultura portata dai Mogul, una popolazione turco mongola che si espanse dall’Afghanistan all’India e che durò circa tre secoli dalla metà del XVI secolo alla metà del XIX secolo, prima dell’avvento degli inglesi.
L’apogeo fu durante il regno dell’imperatore Shah Jahan (1628-1658) il costruttore del Taj Mahal, del forte e della moschea Moti Masjid ad Agra, del forte Rosso e della moschea Jama Masjid a Delhi e del forte di Lahore.

La capitale del Rajasthan è Jaipur, la città rossa per il colore dei suoi edifici. Il palazzo più visitato e fotografato è il Palazzo dei venti che ha solo la facciata che dà sulla strada. Infatti era il luogo dovo si nascondevano le donne dell’harem per guardare i cortei senza esser viste.
Altre città che ho visitato di quel paese sono state Jodhpur, la città blu per il colore delle sue case e l’imponente forte sopra una collina che domina la valle sottostante.
Anche Chittorgarh ha un forte in posizione dominante rispetto alla cittò mentre la bella Udaipur ha un palazzo finemente decorato ed un lago che ospita una barca di marmo bianco.
Il ricordo più appassionato va però a Jaisalmer, la perla del deserto che si trova ai margini dell’enorme deserto del Tar che occupa buona parte dello stato ed è uno dei più desolati e aridi deserti del pianeta.
Jaisalmer in passato era una ricca città in quanto vi passavano le carovane dei commercianti provenienti dall’occidente, così i ricchi intermediari locali fecero a gara a chi si costruiva il palazzo più bello, usando le pietre ottenute impastando la sabbia e ricamandole come pizzi artistici.
La città inoltre è circondata da possenti mura che le danno un aspetto originale.
Carmen ed io decidemmo di fare un trekking nel deserto coi cammelli e pensando di trovare un gruppo di turisti, fummo sorpresi quando constatammo di essere solo noi, due cammellieri e tre cammelli.
L’esperienza fu interessante ma ci fu poi una brutta sorpresa: ci trovammo in mezzo agli eserciti schierati di India e Pakistan che minacciavano di farsi la guerra.
Per fortuna poi raggiunsero un accordo e noi scampammo il pericolo.

Il Rajasthan è pieno di colori, soprattutto per le donne che indossano gli eleganti sari, ma anche per il loro trucco e poi per i variopinti mercati che si trovano dappertutto.

Visitammo anche altre località aldifuori del Rajasthan:
la capitale New Delhi, enorme metropoli di cui ricordo le già citate Jama Mashid moschea, il Forte rosso, la Qutab Minar, il vecchio minareto di mattoni risalenti intorno al 1200 che è il secondo più alto dell’India e raggiunge ben 120 mt di altezza, la Jantar Mintar ossia il grande osservatorio astronomico del 1724, il monumento al padre della patria Mahatma Gandhi.

Fuori dal Rajasthan visitai in Madhya Pradesh e Uttar Pradesh le città di Agra, Fetehpur Sikri, Agra, Benares, Kajuraho.
Più a sud in Marashastra la metropoli di Bombay e ancora giù Goa, la ex colonia portoghese.
Agra è splendida per il suo forte, la moschea e soprattutto il Taj Mahal considerato fra le meraviglie del pianeta, senz’altro il più bel palazzo che però è una tomba dedicata dall’imperatore Shaj Jahan alla sua amata moglie Mutmar Mahal morta dando alla luce il 14° figlio intorno al 1630.
E’ interamente in marmo ed era adorno di prezze preziose che nel frattempo sono state derubate. Ai prezzi odierni il palazzo è costato intorno ad un miliardo di dollari e ci vollero circa 20 anni per costruirlo.

Fatehpur Sikri è la città abbandonata dopo pochi anni dalla sua costruzione per mancanza d’acqua e per motivi di sicurezza legati alla presenza di truppe nemiche.
La città è conservata molto bene, circondata da mura e con grandi spazi interni, un bacino d’acqua, una moschea e bei palazzi.
Poi i templi dell’amore a Khajuraho, costruiti intorno all’anno 1.000 dalla dinastia Chandela in una vasta area che ne comprendeva tantissimi, di cui oggi sono rimasti solo una ventina.
Sono famosi per le rappresentazioni erotiche e le posizioni dell’amore che si sono ma rappresentano solo il 10% delle statue finemente scolpite che si possono ammirare in un’area bun curata e circondata da bellissimi fiori di bouganville.

Un’altra visita importante fu alla più sacra delle città indiane: Benares, oggi Varanasi, dove arrivano i moribondi accompagnati dai loro parenti per poter morire lungo il sacro fiume Gange. Oppure arrivano già morti e vengono bruciati lungo i ghat del fiume.
Si sente l’odore di carne bruciata ma le sceni sono piuttosto toccanti. Avevo visto il marito ed i figli di una defunta molto sofferenti, mentre si dice che gli indiani siano contenti di morire perchè finiscono i dolori della vita terrena, evidentemente non è così per tutti.

Bombay invece è una metropoli da 15 milioni di abitanti con grattacieli e case carissime, a prezzi occidentali.
Produce un terzo dei prodotti industriali dell’India e poi è specializzata nella produzione di film, insomma la famosa Bollywood che ne produce molti più di Hollywood.
Ricordo la porta dell’India, l’albergo di lusso Taj Mahal che negli anni scorsi ha subito un attentato e poi una spiaggia dove c’erano dei cavalli spinti al galoppo.

Più piacevole fu l’ultima tappa a Goa che è prevalentemente cattolica, essendo stata una colonia portoghese. Ho visitato l’antica chiesa del Bom Jesus, ma poi abbiamo fatto soprattutto vita da spiaggia, in una delle tante e poi siamo andati a visitare una comunità hippy, fra quelle sopravvissute degli anni ’70 quando gli hippy vivevano tra Goa e Kathmandu, secondo la stagione ed il clima.
Si mangia buon pesce nei ristorantini accanto alla spiaggia e si beve il vino porto, ricordo della dominazione portoghese.
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Varanasi

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GIORDANIA

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Il viaggio in Giordania del 1986 era abbinato a quello della Turchia con il Gruppo di Avventure nel Mondo.
Siamo arrivati nella capitale Amman in volo da Antalya, Turchia e poi siamo andati alla scoperta della città poco interessante a parte forse la Cittadella ed il vicino sito archeologico di Jerasha a circa 50 km dalla capitale che è parecchio interessante in quanto conserva l’arco di Adriano del II°secolo ed il colonnato spettacolare del grande forum.
Poi ci siamo imbarcati sul nostro pulmino e siamo indati in direzione del Mar Morto. Arrivati a Madana, abbiamo provato l’esperienza incredibile del bagno in un’acqua piena di sale che ti permette di galeggiare anche senza muoverti.
Ma ahimè se una goccia di acqua ti entra negli occhi son bruciare che durano lunghi minuti come è successo a me.
Poi bisogna farsi la doccia per evitare che il sale entri nel corpo e c’era solo una doccia per tant persone ed aveva anche un rivolo d’acqua. Come se non bastasse c’erano dei giovani arabi che hanno cominciato a fare apprezzamenti poco lusinghieri nei confronti delle nostre donne in bikini. C’è scappata la scazzottata ed anche la pugnalata perchè un arabo ha tirato fuori un coltello.
Partiti da lì, abbiamo attraversato il Wadi Rum ossia il deserto di roccia e sabbia della Giordania che molti magnificano ma a me non è piaciuto.
Siamo stati invitati a bere il the in una tenda di beduini che alla fine ci han chiesto i soldi!

La Giordania ha anche alcuni castelli dei crociati ma io non ricordo di averli visti o visitati.
Ci siamo invece fermati nel posto più famoso, sito protetto dall’UNESCO: Petra la città rosa, capitale del regno dei Nabatei dal 300 a.C. al 100 D.c quando venne inclusa nell’impero romano.
Era una città ricca perchè nei dintorni passavano le carovane di commercio che dovevano pagare i dazi ai Nabatei la cui città era imprendibile dato che l’accesso avviene attraverso una stretta gola scavata dentro due alte pareti rocciose.

Io ho noleggiato un cavallo e benchè poco esperto mi son divertito a percorrere la valle con gli olenadri in fiore.
Alle pareti si notano le tombe d’epoca scavate nella roccia.
Il simbolo di Petra è la bella facciata del palazzo Al Khazneh o Tesoro.

Siamo andati anche ad Aqaba, brutta città sul Mar Rosso ed a fianco della città israeliana di Eilat.
Abbiamo noleggiato una barca col fondo di vetro e ci siamo inoltrati in mare aperto per vedere i coralli ed i pesci colorati, ma lo spettacolo non era granchè.

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TURCHIA

Ho fatto due viaggi in Turchia, il primo nel 1986 con Avventure nel Mondo che prevedeva come seconda settimana la visita della Giordania.
In quel viaggio di gruppo, eravamo circa 12 persone, conobbi Carmen la madre di mia figlia con la quale l’anno successivo tornai in Turchia.
I ricordi sono un po’sbiaditi,ma in generale è un paese che mi è piaciuto parecchio.
Ci sono tante cose da vedere, non solo moschee e bazaar, ma molti siti archeologici risalenti al perioro greco e romano, prima dell’arrivo dei Turchi e poi la costa sud è proprio bella ed oltre al10h1uzc402_turchia_pamukkalea.ist-2alanya_turkey_jou_6antalya-plagesaspendos_8cappCappadocia_shutterstocIshak_Paşa_SarayıEfesoararat1mount nemrut dagi 1le spiagge ci sono teatri greci e belle città.
Anche la cucina turca è niente male ed i turchi sono gentili ed ospitali mentre il loro paese è pulito, direi più del nostro.
Istanbul è una metropoli che molti conoscono, la vecchia Bisanzio o Costantinopoli, capitale dell’impero romano d’oriente che sopravvisse a quello d’occidente di oltre 1.000 anni e soccombette solo nel 1453 con l’occupazione turca.
Ci sono le famose moschee di Santa Sofia che era una chiesa cattolica ed oggi è un museo e poi la bella Moschea Blu.
C’è il palazzo, piuttosto deludente del Top Kapi dove risiedeva il sultano col suo harem.
Il bazar coperto e delle spezie, il ponte di Galata e la torre genovese, la via pedonale dello shopping e tante altre cose, tra cui l’attraversata in battello al di là del mar di Marmara e degli stretti del Bosforo e dei Dardanelli.

Scendendo, prima si incontra Bursa, bella città che è a ridosso delle montagne e offre al turista la visita degli hammam più antichi e preziosi del paese.
Poi Smirne, il grande porto del paese.
Efeso il grande sito archeologico che compete in grandezza e importanza con quello nostrano di Pompei.
Fu prima un’importante città ionica e poi capitale della provincia romana d’Asia, terza città per importanza dopo Roma e Alessandria d’Egitto.
Nel suo sito si può ammirare il teatro, la biblioteca di Celsio e purtroppo le rovine di quella che fu la settima meraviglia del mondo, ossia il tempio di Artemide fatto distruggere dal vescovo di Costantinopoli.
Nei pressi di Efeso si trova anche la supposta casa della Madonna dove la vergine si ritirò a vivere dopo la crocefissione del figlio.
Inoltre la grotta dei sette giovani dormienti, un gruppo di giovani che si rifiutarono di abiurare alla loro religione cattolica e poi caddero in sogno e si svegliarono 200 anni dopo quando non c’erano più tali vessazioni.

Poi Marmaris sul mar Egeo, di fronte a Rodi
Bodrum, un altro centro balneare sempre sul mare Egeo vicino a Kos
Kaş, antica capitale della Licia, tra ilmare Egeo ed il Mediterraneo, diventatata sofisticata cittadina turistica per i turchi ricchi ed esigenti.
Un altro sito famoso è quello di Pamukkale con la vicina Hierapolis. I frequenti terremoti hanno anche prodotto. Emergendo, l’acqua perde gran parte dell’anidride carbonica, spostando l’equilibrio chimico da bicarbonato a carbonato di calcio che, anche a causa dell’abbassamento della temperatura, precipita dando luogo alle caratteristiche formazioni, costituite da spessi strati bianchi di calcare e travertino lungo il pendio della montagna, rendendo l’area simile ad una fortezza di cotone o di cascate di ghiaccio.
Un altro polo di attrazione del paese è la Cappadocia per le sue guglie a cono o fungo, frutto dell’erosione di rocce poco resistenti. Ci sono intere città sotterranee fino a 5 piani dove gli abitanti del posto si rifugiavano dalle incursioni dei turchi e poi le chiese costruite nel tufo e affrescate riccamente.
C’è Konya col palazza dei Dervisci ossia i signori con le gonne bianche che girano all’infinito fino ad andare in trance e poi Kayseri la città famosa per i preziosi tappeti.
Sulla costa la bella città di Antalya che è oramai un polo di attrazione turistica non sole per le spiagge a destra ed a sinistra ma anche i suoi siti archeoligici tra cui Side, Perge e Aspendos che hanno teatri ben conservati costruiti nel II° secolo d.C. e che possono contenere dalle 7.000 alle 15.000 persone e vengono utilizzati ancora.
Anche Adana è una bella città sulla costa sud tutta circondata da mura e poi si arriva a Dyarbakir con altre mura nere laviche, città abitata da molti curdi.
Vi è il grande lago Van con le città di Van e Tatvan e alcune isolette che ospitano piccole chiese sacre agli armeni, la popolazione che viveva da queste parti e che è stata sterminata orribilmente dai turchi circa un secolo fa-
Un altro ricordo va al sito di Nemrut Dagi, una montagna di oltre 2.000 mt di altezza che conserva sulla cima il mausoleo del re Commagene Antioco I del I°a.C.. Trattasi di un cumulo di pietre frantumate che coprono la cima per un diametro di 150 mt ed un’altezza di circa 50 mt. La tomba all’interno non è stata ancora ritrovata.All’esterno ci sono tre terrazze con i resti di alte statue mozzate, le cui teste sono crollate anche per effetto di vari terremoti.
Il posto è suggestivo all’alba ed al tramonto. Io ho provato l’esperienza dell’alba, partendo da un piccolo alberghetto dove avevo alloggiato la notte prima.
Ultimo ricordo il palazzo di Ishak Pasha del XVII-XVIII sec.,generale turco, che si trova all’est, quasi al confine con l’Iran e infatti si scorge in lontananza la cima del monte Ararat, quella famosa dove si incagliò l’arca di Noè2818_1103563639630_1894988_nIstanbul blue Mosque

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CINA

Nel 1983 intrapresi un viaggio di gruppo in Cina con un’agenzia di Monfalcone.
Eravamo un piccolo gruppo di circa dieci persone con un giovane capogruppo di Bergamo alla sua prima esperienza.
Il turismo era ancora un’avventura in Cina, rari gli hotel, quasi nessun cinese che parlasse l’inglese, in compenso i prezzi erano molto bassi, l’ospitalità buona, le cose da vedere tante e come si sa un’ottima cucina.
Io ero in compagnia di Rossella una ragazza con la quale formavo allora una coppia che alla fine del viaggio si ruppe.
Purtroppo Rossella è venuta a mancare qualche anno fa e ricordo questo viaggio in suo onore.

Noi arrivammo a Hong Kong in settembre e facevo un caldo impressioante con un’umidità altissima che ci costringeva a rientrare in albergo dopo poche ore per permetterci di respirare.
Ricordo il mare interno che sembra un lago, circondato da grattacieli altissimi e molte imbarcazioni ancorate che fungevano da case o ristoranti.
C’era la Kowloon street che era la via dello shopping ed era strapiena di negozi e infine ricordo che salimmo un monte, forse con una teleferica, per godere dall’alto il panorama.

La prossima tappa fu l’ingresso in Cina a Canton oggi Guangzhou perchè allora Hong Kong era ancora indipendente o colonia britannica.
Canton era molto più povera, addirittura buia alla sera con migliaia di persone in giro. Eravamo preoccupati e con la paura di perderci in mezzo alla folla e così ci tenevamo per mano.
Ricordo che il treno era come un salotto con le tende di lino ed i tavolini coi servizi di the di porcellana.
Di Canton ricordo solo la visita al mercato di verdure, tantissime, e di animali,inclusi gli insetti perchè si sa che i cinesi mangiano di tutto.
Inoltre ricordo la visita ad un monumento di un cinese padre della patria, ma non Mao Tze Tung.

La prossima tappa fu Guilin, la città romantica lungo il fiume delle Perle con le sue colline particolari, ognuna a se stante anche se in foto sembrano unite. Percorremmo il fiume sopra un battello dove ci offrirono il pranzo e ognuno di noi scattò decine di foto anche se poi sembrarono tutte uguali.
La città fu e rimane fonte di ispirazione per tutti i pittori e poeti cinesi per la particolare ambientazione romantica.
Poi fu la volta di Hanzhou col suo West lake o lago occidentale. So che in passato questa città fu capitale della Cina, mi pare che visitammo un grande tempio buddista e poi ricordo una passeggiata al lago con salici piangenti intorno.

Un’altra visita fu alla città che i cinesi considerano la loro Venezia. Si tratta di Suzhou, ma di Venezia ha ben poco. Ci sono un paio di canali stretti e bruttini, qualche ponte, ma in general fu una delusione.
Fu poi la volta della metropoli Shangai la cui isola di Pudong che oggi ospita i grattacieli più avveneristici, era allora piatta e forse deserta. Ricordo il Bund ossia la via costiera con edifici di stile occidentale, dei giardini con pontili in cemento, un grande Buddha forse di giada verde e poco altro.
Le due ultime tappe furono Xian la vecchia capitale all’interno, famosa per il suo esercito di terraccotta che naturalmente visitammo.
E’ composto da migliaia di soldati, ognuno con la sua espressione personale e di grandezza naturale. Era l’esercito del grande imperatore cinese che unificò il paese, costruì la grande muraglia e si fece poi questa tomba incredibile. A Xian ricordo anche una bella torre cittadina e forse un altro tempio buddista.
Naturalmente la città che mi rimase più impressa fu la capitale Pechino nella quale Rossella ed io rimanemmo due settimane mentre il gruppo ripartì dopo solo due giorni.
A Pechino e anche fuori visitammo un sacco di posti ed ho ricordi molti positivi della capitale cinese.
La città proibita fu il clou, ci entrammo tre-quattro volte senza difficoltà nè le chilometriche code di oggi. Ogni volta scoprivamo nuove cose perchè è veramente enorme e riserva sempre nuove sorprese coi suoi interessanti palazzi, i suoi mobili, gli oggetti d’arte e poi i cortili ampi, le scalinate di pietra bianca.
Un altro posto che mi piacque molto fu il tempio del Cielo tutto in legno e dipinto di vari colori e allegorie.
Poi il tempio del Dalai Lama, la piazza Tian an Men, forse la più grande al mondo che ospita il mausoleo con il corpo del leader Mao Tze Tung e poi il Palazzo del Parlamento.
Più in lùà c’è la via dello shopping la Waffungin street dove Rossella ed io comprammo delle pellicce ad un prezzo molto basso in quanto eravamo i primi clienti di un emporio appena aperto e fummo addirittura ripresa dalla tv cinese.
Fuori Pechino visitammo la Muraglia cinese, veramente impressionante e le tombe Mingh, un po’ deludenti. Ricordo un viale con le statue in pietra di molti animali.

A Pechino usavamo andare a pranzo al Pekimg Hotel vicino a piazza Tian An Men. Si mangiava molto bene e ricordo che spendevamo allora circa 5.000 a pasto ossia 2,5 euro in uno dei ristoranti più quotati della città.
Anche nelle altre città ci dettero ottime stanza a prezzi molto bassi, ricordo che a Hanzhou alloggiammo in una suite di circa 100 mq con mobili antichi ed il costo della stanza era di 10 dollari per notte.

Sono passati 33 anni da allora, i ricordi si fanno sempre più nebbiosi, la Cina da allora ha fatto passi da gigante, oggi è totalmente cambiata e dove allora c’erano casette basse e affumicate, oggi ci sono grattacieli avveneristici.
Io sono comunque contento di aver visto la Cina di allora, più originale, più facile e meno costosa.01-Pechino-Tempio-del-Cielo1_li_jiang_guilin_yangshuo_2011.jpg41_li_jiang_guilin_yangshuo_20118583_beijing_citta_proibita8582_beijing_citta_proibita207802818_1103577999989_1487145_n2818_1103582960113_3412908_nking palace Beijing83me in Tiananmen

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